Extracinema - Domenico Di Felice
3.25.2023
Ci è capitato, sollecitati da alcune delle nostre studentesse, di rivedere Psycho, il capolavoro di Alfred Hitchcock del 1960. Chiusi nel buio della nostra sala presidio, abbiamo vissuto di nuovo l’esperienza inquietante e straniante di essere clienti del Bates Motel.
Già dai titoli di testa può iniziare la nostra analisi, infatti nel magistrale lavoro di Saul Bass già scorgiamo qualcosa che non va: i nomi non sono perfettamente allineati, come se una parte fosse fuori asse. La dominanza della scala di grigi ci conduce già al dualismo del bianco e nero. Bianco e nero in cui il film è volutamente girato da Hitchcock, malgrado all’epoca fosse già predominante il colore, bianco e nero quindi squisitamente narrativo.
Seguiamo all’inizio le vicissitudini di Marion, divisa fra la vita rispettabile, cui anela, ed il suo amante, reso povero da un matrimonio fallito alle spalle e che dunque non può risposarsi. La seguiamo nel suo ulteriore dilemma, tra il furto di quarantamila dollari dal suo ufficio al suo apparente pentimento e desiderio di redenzione; Fin qui staremmo assistendo ad una banale film giallo, tutto incentrato sulle vicende della bella Marion e del suo furto, potrebbe quasi essere una commedia in cui alla fine, tutto finisce bene. Ma, ahinoi, lei è già una cliente del Bates Motel…
Al Bates conosciamo il proprietario, il giovane Norman, ragazzotto simpatico ed apparentemente innocuo, molto devoto alla madre, metodico e gentile. Tutto questo ci insospettisce? All’inizio no, il ragazzo è presentato visivamente come un perdente, almeno fino alla scena della cena nel salottino degli uccelli impagliati: lì è già suggerito tutto, il dualismo e la compenetrazione della vita e della morte, la luce e il buio, la notte ed il giorno. In questa breve sequenza c’è già tutto il film rivelato, prima ancora di vedere quel poco di sangue che sappiamo dover esserci.
Lo sappiamo che il film è del 1960 e che tutte e tutti probabilmente conoscete il tragico epilogo, ma noi abbiamo sempre speranza che capiti qui, su queste parole, qualcuno che non lo ha ancora visto, quindi perché rovinare la sorpresa? Non vi rimane che (ri) guardare questo capolavoro, anche alla luce di questi piccoli spunti che abbiamo dato. Credeteci, questa volta ci siamo trattenuti, avremmo davvero potuto scrivere cento pagine e non esaurire tutto quello che ci sarebbe da dire su questo oscuro capolavoro del Maestro Hitchcock.
Buon divertimento!
Cit.